Corso di vela per principianti – online
Corso di vela per principianti online – La Barca di carta
In questo corso di vela per principianti online affrontiamo con voi i concetti fondamentali per condurre un’imbarcazione a vela, necessari al principiante per comprenderne il comportamento nelle situazioni più elementari.
Per consultare il corso di vela online dovresti inviarci il tuo indirizzo email: non è una costrizione, il corso di vela è consultabile ugualmente, ma questo ci servirà per inviarti direttamente informazioni sulle nostre iniziative veliche e non verrà, in rispetto della privacy, divulgato a nessun altro. In più potrai chiederci di cancelllarlo quando vorrai.
Questo ci ripagherà del lavoro svolto e ci permetterà di raggiungere direttamente un maggior numero di persone ed aumentare la diffusione della nostra passione per la vela
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Corso di vela online per principianti – Introduzione
Non vi preoccupate se non capirete tutto, perchè andare in barca a vela non significa soltanto imparare nozioni tecniche più o meno complesse, ma risvegliare e far lavorare tutti i vostri sensi, sopiti da una vita che è sempre meno legata all’ambiente circostante.
Per fortuna in mare scoprirete di essere soli di fronte alla natura, al mare, al vento e di dover dimenticare i canoni terrestri; scoprirete anche che in barca si ottengono i migliori risultati conoscendoci, confrontandoci con gli altri, lavorando insieme.
Però, però …….: il miglior corso di vela è quello che farete in mare, in barca ci dovete andare, non basta fare un corso di vela online sul pc!
Cercherò di limitare l’uso eccessivo di termini sconosciuti nella vita di terra ma quei sei-settecento termini che citerò sarà il caso che li mandiate a memoria! :-))
Sommario
Il vento
La sicurezza
La barca – i termini più ricorrenti
Alzare e ammainare le vele
Ridurre le vele
Le vele – come regolarle
Le andature a vela
Uso del timone
Le virate
La virata di prua
La virata in poppa
La velocità in barca a vela
I nodi marinari
Il vento seconda parte
Il vento
Da dove iniziare un Corso di vela per principianti? Ma dal Vento, naturalmente! Il vento è il primo elemento con cui fare i conti in barca: praticamente è sempre presente nella nostra vita e ci accompagna senza che noi gli dedichiamo molta attenzione. Ma se vogliamo imparare ad andare in barca a vela, sarà bene che cominciamo a dedicargliene di più, in ogni occasione: quando usciamo da casa, quando osserviamo il panorama, quando è forte, quando è debole, quando è piacevole, quando è fastidioso e così via. Ritroveremo in mare ognuna di queste condizioni e se sapremo riconoscerle saremo molto avvantaggiati.
Quando uscite da casa la prossima volta chiedetevi, come se fosse un gioco: c’è vento? È forte o debole? È costante o cambia di intensità? DA DOVE VIENE???
Cercate di usare i vostri sensi e ogni elemento che l’ambiente circostante vi offre…… sentite che buon odore di pasticceria? O di bistecche alla brace?!? Da dove viene? Visto che è il vento che trasporta gli odori, basterà capire da dove spira e risalirlo per trovarne l’origine … e magari acquistare un bel dolce appena sfornato o essere invitati a cena! (In molti film western o anche documentari il cacciatore cerca di mettersi sempre sottovento alla preda? Perchè? Cosa significa sottovento?)
Ci sono bandiere? Come sono orientate? C’è del fumo?Da che parte va? L’erba o gli alberi da che parte si piegano?
Quando siete all’aria aperta dedicate sempre qualche minuto a questo gioco, ed ora cercate di rispondere a questa domanda ( è un po’ cattivella per dei principianti, ma anticipa uno dei temi fondamentali dell’andare a vela): è una bellissima giornata di sole e avete preso la bici e pedalate beati su una strada di campagna! Pedalando pedalando uno di quegli strumenti elettronici misteriosi montato sul manubrio vi dice che avete raggiunto la velocità di 20 km orari! Alzate lo sguardo verso il panorama e……. notate che non sentite vento sul volto.
Domanda: nelle vostre vicinanze c’è vento? Se decidete che c’è, da dove spira? Che velocità potrebbe avere?
Se avete risposto alla prima ora rispondete a questa:
monto sulla mia moto e prima di partire sento un po’ di vento, non debole ma nemmeno fortissimo, esattamente di lato, alla mia destra. Metto in moto, parto in direzione perpendicolare al vento, e raggiungo la velocità di 20 km orari: da dove avverto ora il vento, più o meno? E’ cambiato rispetto a prima? Accelero, ho una moto potente e la strada è libera, e raggiungo in breve i 120 km orari : da dove avverto ora il vento?
Voi direte: ma che c’entra la moto con un corso di vela ???? C’entra, c’entra …..
Se poi volete fare la prova pratica non vi resta che montare in moto e annotare i risultati ma…attenzione ai sensi unici!
La sicurezza in barca
Un corso di vela degno del suo nome non può non parlare della sicurezza in mare!
Mentre riflettiamo sul vento, pensiamo a come fare perché le nostre uscite siano tranquille e al sicuro da (quasi) tutto quello che può accadere.
Per sicurezza in mare intendiamo qualsiasi elemento utile a preservarci da eventi inattesi o prevedibili. La barca è piena di ostacoli e strani aggeggi ed in più si muove in un elemento altamente instabile …. l’acqua! Se siamo in autostrada e la macchina si ferma niente di male, una telefonata e arriva il carro attrezzi, in mare non è proprio così.
Senza addentrarci nei dettagli tecnici, sarà bene che gli allievi sappiano almeno:
- 1. dove sono i salvagenti e saperne indossare uno
- 2. come usare, se c’è, la radio VHF di bordo, che serve a comunicare con le altre imbarcazioni, i porti, le capitanerie, la guardia costiera
- 3. sapere come rilevare la posizione in mare dell’imbarcazione (punto nave) da un GPS (Global Positionig System, apparecchio satellitare)
- 4. come muoversi a bordo e dove sostenersi
- Uso elementare del motore, accensione, leva invertitore, marcia avanti, marcia indietroIn più sarà bene che si rispettino le seguenti regole:
– non eseguire nessuna operazione senza aver bene in mente come eseguirla nel modo corretto
– chiedere sempre al comandante se si hanno dei dubbi
– non prendere l’iniziativa senza comunicarlo al comandante ed ai compagni
– rispettare l’autorità del comandante o dell’Istruttore
La barca a vela – i termini più ricorrenti
In barca sentirete un universo di parole sconosciute e vi chiederete se i velisti le usano per snobismo o per masochismo lessicale, visto che ce ne sono tante altre a portata di mano che potrebbero essere usate al loro posto.
Sappiate che “ c’è un perché…” , che risale alla tradizione marinaresca e a reali necessità di comunicazione a bordo, e quindi rassegnatevi: E’ COSI’! E BASTA! e cominciate a digerirne qualcuno, facendo anche riferimento alla figura.
In barca il lato destro è il lato di dritta , fortunatamente la sinistra è l’altro!
Le corde generiche sono cime; ogni cima se ha un uso specifico acquisisce anche un nome specifico: le scotte ad esempio sono quelle cime che servono ad aprire o a chiudere le vele, come si fa con una porta! (provate ad immaginare perché si chiamano ‘scotte’ …..).
Ogni vela ha la sua scotta; la randa, la vela principale, ne ha una centrale, mentre il fiocco, la vela che sta davanti, ne ha una per lato e quella usata è quella che sta dal lato dove il vento spinge la vela (se il vento viene da sinistra la vela si troverà sul lato destro della barca, il lato di dritta!).
Quegli strani blocchi d’acciaio simili a funghi che trovate sulla ‘coperta’ ( che non è quella di lana ma la superficie esterna della barca) si chiamano winch, e servono ad aiutarvi a tirare le scotte.
Sulle barche molto piccole non li troverete e dovrete lavorare esclusivamente a forza di braccia.
In coperta troverete, spesso vicino ai winch, delle leve al cui interno passano delle cime: sono degli stopper, meccanismi che servono a trattenere una cima in tensione.
I winch moderni hanno sulla parte superiore una canaletta: è il self-tailing, una strozzatura che serve per fermare una cima che è stata tirata (o per incastrare un dito tra la cima ed il self tailing..), ma purtroppo per voi questo non è il termine esatto, poiché si dice che è stata ‘cazzata’; ‘cazzare’ a bordo si usa sempre al posto di ‘tirare’ senza per questo poter essere accusati di turpiloquio: quindi a bordo facciamo tutte le cazzate che vogliamo!
Poi ci sono le cose più intuitive 😛 :
la barra o la ruota del timone, la prua, la poppa, l’albero, il boma (quel palo metallico messo di traverso all’albero), le vele, le bugne le balumine i meoli il paterazzo gli stralli le sartie la redancia il pulpito la battagliola la sentina il quadrato il windex le borose la varea la trozza l’opera viva quella morta uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuufffffh!
Scherzo, queste cose in realtà esistono tutte ma per ora non siete tenuti a ricordarle!
Però ricordate bene che per aiutarsi con un winch, la corda ( ditelo ed il comandante vi manda a cucinare sottocoperta in mezzo alla tempesta..) cioè la cima di turno (spesso è una scotta ma vale per tutte) deve essere avvolta su di esso sempre con dei giri in senso orario, mai in senso antiorario! Occorre specificare che il winch serve anche a trattenere la vela gonfia di vento e ad allentarla in modo controllato senza sforzo ma dovrete avere sempre almeno 2 o 3 giri di cima avvolta ad esso perchè questa, sotto tensione, non vi sfugga ‘scottandovi’ le mani.
Alzare e ammainare ( ammainare??!? Si, ‘tirarle giù’) le vele
Visto che sapete tutto sui nomi avviciniamoci alla materia viva, alle principali responsabili del movimento della nostra barca: le vele.
Se le volete usare dovete prima tirarle su ….
Il concetto fondamentale alla base della manovra corretta per alzare ed abbassare le vele è che non ci siano impedimenti o resistenze mentre salgono o scendono; queste resistenze possono essere costituite ad es. dal vento che le gonfia o dal boma (ricordate?) che tira verso il basso (perché è pesante e perchè ci sono almeno 2 cime che lo tirano verso il basso: la scotta ed il vang. Quando salirete in barca cercatele e se le trovate farete subito un figurone con il comandante ) o da altre corde varie che possono trattenerla; guardando sul lato alto della vela verso poppa (la balumina) dovreste notare ad una certa altezza delle cime misteriose che la attraversano e possono fare resistenza se non sono libere (le borose). Quindi prima di tirare su, allentiamo(laschiamo) le cime interessate (basterà osservare con attenzione le cime in coperta ed il percorso che esse fanno per capire quali siano).
Per mia esperienza questo concetto apparentemente semplice in realtà è di difficilissimo apprendimento visto che mi capita spesso di in-cazzarmi (che non corrisponde alla forma riflessiva del termine marinaresco ….) amichevolmente con quanti dopo decine di uscite ancora non l’hanno capito e per questo mi accollo l’intera responsabilità, come istruttore, del fallimento!
Chi mi aiuterà didatticamente a risolvere il problema avrà la mia eterna riconoscenza!
Ed ora vi darò una ‘dritta’ che è poi una necessità: le vele, ed in particolare la randa, si tirano su stando di fronte al vento, che così non le gonfierà ma le farà ‘fileggiare’; bisognerà trovare il modo di orientarci in tal senso e anche di rimanerci se possibile durante l’esecuzione della manovra (santo il motore, se ce l’avete!).
Analogo principio si applica per tirarle giù, provate ad ammainare la randa quando è bella gonfia di vento e ditemi il risultato….
Voglio vedere le vostre facce quando scoprirete che sulle barche da crociera spesso le vele, quasi sempre il fiocco, qualche volta anche la randa, non si tirano su e giù ma vengono arrotolati!
Forse dimenticavo di dire che la corda con cui si tirano su le vele si chiama drizza (della randa, del fiocco, dello spi, etc) ed è una corda attaccata alla parte superiore della vela (penna) che sale verso la testa d’albero, riscende dentro l’albero stesso per uscirne in qualche punto ed essere rinviata in genere nel pozzetto, a portata di mano, a voi individuarla seguendone il percorso. In genere, una volta tirata su la vela, la drizza si blocca con uno stopper. Stampatevi bene in testa che le vele, quando le tirerete su è giù, non devono essere gonfie di vento ma devono fileggiare, sennò non scendono, le rovinate e lo skipper-padrone vi manda il conto a casa, così vi fate un’idea di quanto costa una vela e come conviene trattarle!
Avete notato che le cime lungo il loro percorso passano spesso dentro a delle rotelline/one rotanti, delle pulegge che servono da guida? Si chiamano bozzelli!
Non so se l’ho già detto, comunque le barche moderne sono ‘armate’ per lo più con 2 vele: la Randa, quella centrale attaccata all’albero, ed il Fiocco, quello che sta davanti (a prua).
Quelle grandi vele colorate che vedete dalla spiaggia sono molto probabilmente Spinnaker e Gennaker.
Ridurre le vele
A volte le vele intere sono troppo grandi per un vento che aumenta molto e sono molto difficili da gestire e per questo si rende necessario ridurle, in passi successivi che ne riducano la superficie di circa un terzo: si prendono le ‘mani di terzaroli’. Ma non è argomento di questo corso!
Le vele – come regolarle
Qualcuno si è preoccupato di tirare su le vele e ora dobbiamo cercare di regolarle per far avanzare la barca; è intuitivo che occorra farle gonfiare dal vento, ma quanto?
Il metodo più semplice è: osserviamo la vela per tutta la sua superficie e soprattutto nel lato verticale che sta verso la prua della barca; laschiamo (laschiamo???!? Si, ‘allentiamo’) la scotta della vela fino a che questa aprendosi comincerà a sbattere come una bandiera e comincerà a sgonfiarsi proprio là dove dicevamo, sul lato verticale anteriore; ora cazziamo piano piano la scotta fino a far gonfiare la vela di nuovo ma appena è gonfia fermiamoci, non andiamo oltre: la vela è regolata ( è ‘a segno’).
Per vostra sfortuna il vento ed il timoniere sono dei tipi piuttosto irregolari e bizzosi ed un buon scottista è quello che osservando continuamente le vele e la direzione della barca saprà continuamente adattare di conseguenza la regolazione della vela, ovvero la sua apertura laterale (saprà aprire o chiudere la porta). quindi questa operazione sarà da ripetersi continuamente: lascare fino a capire quando la vela comincia a sgonfiarsi e subito ricazzare un pochino!
Se vi vede il timoniere di Luna Rossa vi ingaggia all’istante come scottisti!
Le andature a vela
Finalmente! Sembrava proprio che il momento di far camminare ‘sta barca non volesse arrivare!
Ebbene sì, ora ci tocca farla camminare, a vela e senza motore, possibilmente.
Però ci tocca ancora apprendere qualche principio per poter essere padroni della situazione.
Numero 1:le barche moderne per nostra fortuna ( o sfortuna, dipende dai punti di vista..) sono capaci anche di risalire il corso del vento e navigare sfidando i marosi ( secondo voi chi è che crea ‘stì marosi, cioè le onde?) ma CON UN CERTO ANGOLO rispetto al vento. Se pensavate di poter sempre andare in qualsiasi direzione con una barca a vela vi sbagliavate di grosso! Sono i motoscafi (i ferri da stiro..) che se il mare è sufficientemente calmo possono andare dove vogliono ( ma così dov’è il divertimento?) Però loro spesso quando le barchette a vela se la spassano, per così dire, e avanzano in mezzo al mare urlante , rimangono in porto! Ma a pensarci bene, non vi sembra un pò strano che una vela spinta dal vento riesca a mandare una barca in una direzione che risale il vento stesso??? Come fanno le barche a risalire il vento? Dev’essere una specie di miracolo! Purtroppo per voi non svelerò in questo corso l’arcano, ma vi dirò solo per complicarvi la vita che c’entrano gli aerei, che hanno sì dei bei motoroni ma hanno anche delle belle alucce che somigliano molto ad una vela …….
Numero 2: Cristoforo Colombo e amici navigavano essenzialmente a favore di vento, col vento in poppa, che proveniva da dietro e spingeva ( e che c’entra?????!?) e si sceglievano le destinazioni secondo i venti che potevano sfruttare, cercavano di andare cioè nella direzione, più o meno, del vento stesso; questa sì che è la cosa più naturale del mondo! Partendo da Roma, se il vento portava in Sicilia andavano a Palermo magari facendo una puntatina a Napoli, se portava a Genova tornavano a casa! Se dovevano tornare a casa ma tirava la tramontana (vento da nord!): aspettavano che girasse il vento!
Numero 3: rifacendoci al punto 1, rafforziamolo un pò dicendo che:
la barca a vela esattamente controvento NON CI VA’!
Ma dov’eravamo? Ah, le andature, che non sono dei malanni tipo le scottature, ma semplicemente la direzione della barca a vela rispetto alla direzione del vento.
Quindi andiamo a distinguere: riferendoci al numero 1, diremo che una barca a vela che risale il corso del vento, seppur con un certo angolo, tiene un’ andatura (una direzione rispetto al vento) che chiameremo di Bolina;
nel caso dell’amico Cristoforo diremo che una barca che segue il corso del vento, ma non proprio esattamente nella stessa direzione, navigherà con un’andatura di Lasco e, finalmente qualcosa di conosciuto!, se seguirà esattamente il corso del vento diremo che navigherà in Poppa piena.
Poi potremmo dire con un concetto piuttosto elementare che un’imbarcazione che naviga con il vento perpendicolare alla sua direzione di marcia naviga con un’andatura al Traverso (questa era facile).
E il caso numero 3 che c’entra? C’entra per dire che qualche spirito allegro ha chiamato tutte le direzioni controvento impossibili da percorrere per una barca a vela Angolo Morto (o angolo di bordeggio): provateci quanto volete, per andare in quella direzione vi serve il motore!, la vostra barca non ne vorrà mai sapere di navigarci a vela! Quindi se ci entrate: sbrigatevi a uscirne!
Per dargli una grandezza, diremo che l’angolo morto è ampio più o meno 90 gradi con al centro la direzione del vento, quarantacinque alla sua sinistra e 45 alla sua destra (vedi figura). Bè, visto che tutte le direzioni possibili sono coperte da un angolo di 360 gradi, averne a disposizione 360 meno 90 tutto sommato non è male!
Mandare diritta la barca: orzare, poggiare, uso del timone
Siamo ormai nel pieno del divertimento e del nostro Corso di vela, finalmente la barca a vela cammina, ha un’andatura, le vele sono gonfie, gli scottisti fanno il loro dovere, e voi vi avvicinate con fierezza al Timone (più esattamente alla ruota del timone o alla barra, altrimenti dovreste andare sott’acqua ….) e pensate ‘dammi qua, che ti faccio vedere io!’) e infatti non appena preso possesso dell’arnese vi accorgerete, salvo alcune eccezioni di virtuosi che evidentemente nel grembo materno hanno avuto tempo e modo di esercitarsi nella navigazione, seppur non a vela, che la barca comincia a zigzagare mostruosamente e che quella stabilità quasi naturale che aveva un attimo prima così naturale proprio non è.
E allora comincerete a sterzare di qua e di là per averla vinta, come se foste al volante di un fuoristrada, e sarà in quel momento che il panico vi coglierà tra le sue braccia ma fortunatamente sentirete una mano afferrarvi di peso per depositarvi poco più in là mentre un’altra mano callosa riporterà in 2 secondi la barca alla tranquillità!
Eh sì, pare facile, ma mandare diritta la barca non è poi così scontato, ma non preoccupatevi, pochi minuti e ne capirete i segreti, basta un po’ di pratica.
E capirete come farla girare e che, essendo le andature a vela relative al vento, è più conveniente definire le loro modifiche secondo come varia l’angolo con il vento stesso ( e non secondo la direzione destra-sinistra): avremo così che cambiare direzione stringendo l’angolo con il vento, cioè andare con la prua verso il vento stesso, corrisponderà a Orzare ( in barca sentirete spesso i termini ‘stringi’ o ‘orza’), mentre allargarlo lo definiremo Poggiare (va bene anche Puggiare, contenti?).
E ora attenzione: siamo di bolina stretta e siamo diventati bravi ad andare diritti, improvvisamente le vele si sgonfiano come se stessimo nell’angolo morto: cosa può essere successo??? Facile, il fatto è che il vento a volte è come uno scugnizzo dispettoso: cambia direzione senza avvertirvi! Se siete al timone, non vi rilassate!
Domanda cattivella: visto che per ogni andatura la regolazione ottimale delle vele è una sola (non lo sapevate eh?) secondo voi lo scottista con la sua bella scottina cosa farà ( o dovrebbe fare) quando voi orzerete? E se doveste poggiare? (la risposta: ‘se non fa niente è meglio per tutti’ non è valida). Potete aiutarvi con un disegno, carta e matita mettete la barca nelle diverse andature e cercate di posizionare le vele in modo che il vento le gonfi, ricordando che se una vela si orienta nella stessa direzione del vento fileggia, sbatte come una bandiera e non si gonfia.
Cambiare mure: le virate
A questo punto del corso di vela assumiamo che siate partiti dal porto di partenza verso il largo con un bel vento proveniente da dritta ma si è fatto tardi e avete pure fame, e fortunatamente per voi anche il vostro istruttore ha fame e allora si decide in modo apparentemente democratico ( non illudetevi, in barca sarà sempre così, quando va bene!) di tornare indietro (potete anche aiutarvi con matita e foglio e fare un bel disegnino, vi aiuterà): si aprono nuovi orizzonti!
Innanzitutto dovrete decidere da che parte girare per tornare indietro visto che in mare, fortunatamente, non ci sono sensi unici: girando verso destra, dalla parte del vento, dovrete superare il temibile Angolo Morto (ricordate???), dall’altra vi sembrerà tutto un po’ più tranquillo (NON E’ COSI’!) e comunque ora verificate sul foglietto da che parte sarà il vento una volta presa la direzione per tornare in porto ….. 1, 2, 3, 4, 5: per caso viene da sinistra?
Nell’originale gergo marinaresco alla partenza con il vento che spira da dritta (ATTENZIONE: se siete stanchi di leggere non siete autorizzati a proseguire, perché questa informazione è FONDAMENTALE) si dirà che la barca naviga ‘MURE A DRITTA’, mentre al ritorno la barca navigherà MURE A ………. ! Sul primo lato (bordo) le vele, gonfie di vento, erano sul lato ……… della barca, al ritorno, sul secondo bordo, saranno invece sul lato ……………
E si dice che passando dal primo caso (navigare con il vento che proviene da un lato) al secondo in cui navighiamo, affamati, con il vento che viene dall’altro, abbiamo cambiato bordo e operato un ‘cambio di Mure’.
Qui si potrebbe accendere una viva discussione con quelli che affermano di aver operato un ‘cambio di Mura’, evidentemente avranno ristrutturato casa da poco tempo, ma siete autorizzati ad insistere con la prima definizione!
E se pensate che per cambiare mure basta girare, ancora una volta vi sbagliate di grosso: per cambiare mure occorre Virare.
E’ così che sono nate la Virata di Prua e la Virata in Poppa, secondo dove vi colpirà il vento durante la modifica della rotta per tornare a casa (mano al foglietto e decidete quale è l’una e quale è l’altra), e se vi sbagliate niente paura, posso dedicarmi tranquillamente a coltivare tulipani, e per evitare ciò vi ricorderò che la Prua è quella cosa con cui finisce la barca sul davanti, la Poppa è la Poppa.
Domanda: ritornando in porto ci accorgiamo che il tender (il gommoncino di servizio) che avevamo legato a poppa, si è sciolto! Sorvoliamo sulle cause per ora (qualcuno dovrà fare un ‘giro di chiglia’ 👿 ), è più urgente recuperarlo, lo vediamo a poppa galleggiare tranquillo a qualche centinaio di metri, dobbiamo tornare indietro: provate a descrivere cosa fare con la giusta terminologia acquisita finora e le opzioni a disposizione.
Virata di prua
Esistono racconti di sventurati sparati in acqua da virate improvvise eseguite da timonieri nervosi e poco accorti.
E’ per questo che un giorno qualcuno ha pensato di istituzionalizzare una specie di avvertimento preliminare, prima di virare, che il timoniere deve formulare a voce alta e che serve a far venire fuori la sua ‘personalità’:
PRONTI A VIRARE!
Ora, in realtà la prima volta direte un “pronti a virare?” talmente timido che nessuno vi filerà e avvertirete un certo senso di inutilità; la seconda volta sentirete di tutto: ‘No!’, ‘Non potresti aspettare che sto mangiando?’ , ‘uffa!’, ‘sono al bagno!’, etc, mentre un equipaggio serio dovrebbe entro pochi secondi rispondere qualcosa del tipo: ‘PRONTO!’, ed in particolare gli scottisti del fiocco, uno pronto a ‘mollare’ (che non è lascare, ma proprio liberare la scotta dal winch e mollarla) la scotta del fiocco al momento giusto e l’altro a cazzarla dalla parte opposta, dove passerà il fiocco dopo la virata.
Quindi il timoniere urlerà:
VIRO!
e andrà in modo graduale ma deciso all’orza e passerà di slancio nel temibile Angolo Morto per stabilizzare la direzione della barca non appena uscito dallo stesso.
Non lo abbiamo detto prima, ma non potete virare in qualsiasi momento, PRIMA dovrete assicurarvi di:
navigare in andatura di Bolina in prossimità dell’angolo morto (si chiama bolina stretta) e avere velocità sufficiente per superarlo di slancio durante la virata;
e DOPO dovrete terminare la virata nuovamente in andatura di Bolina ma sulle altre Mure ( lo so, sto cominciando a parlare difficile, ma in fondo è tutto qua…… pare vero!) .
A questo punto è lecito domandarsi: ma come faccio a capire se sto navigando di bolina stretta??? Non è difficile, applicheremo un semplice metodo pratico: con piccoli movimenti del timone faremo orzare un po’ per volta la barca e contemporaneamente cazzeremo le vele, fino a che si troveranno quasi al centro barca e di più non potranno essere cazzate(cazzate a ferro); continuate ad orzare piano piano e osservate le vele sul lato prodiero, cioè su tutto il lato dove la randa è attaccata all’albero ed il fiocco al suo cavo di acciaio (strallo di prua): quando vedrete che cominciano a sgonfiarsi proprio in quella zona: state entrando nell’angolo morto! A questo punto non vi rimane che poggiare un pochino per uscirne, sentirete che la barca riprenderà un passo più deciso e si inclinerà un poco (secondo quanto vento c’è ….!) : siete in andatura di Bolina stretta e solo ora potete organizzare la vostra virata!
Dopo la virata un acuto osservatore potrebbe rilevare che il vostro amico che mangiava beato il panino è ora sdraiato sul pavimento del pozzetto con la faccia piena di maionese (il pozzetto è la parte generalmente a poppa della barca dove sta l’equipaggio) ed una vostra carissima amica è appesa alle draglie ( i cavi di acciaio che formano una specie di recinto di sicurezza intorno alla barca, che ha a sua volta un nome che non vi dico … ma che su
Luna Rossa non c’è, a loro darebbe fastidio!) nella parte sopravvento della barca e urla ‘aiutooooooo!’ ( ma voi state pensando: quale sarà la metà sopravvento della barca se il vento viene da sinistra??? Con buona pace della carissima):
perché? Cosa ha provocato il cataclisma? Niente di particolare, solo che se c’era abbastanza vento ed eravate di bolina, prima di virare la barca era ben inclinata da una parte e dopo la virata, ovviamente, dall’altra! Capito a cosa può servire annunciare il ‘Pronti a virare’? Io ci aggiungerei anche un: ‘Tenetevi!’.
P.s.: ma lo scottista della randa intanto che ha fatto? Praticamente niente, aveva la scotta ben cazzata e la vela quasi al centro e dopo aver virato questa è passata da sola dall’altra parte non avendo impedimenti di sorta.
In uno dei capitoli precedenti sicuramente vi siete chiesti: ma se il vento tira dal porto verso fuori ed io ho navigato in Poppa piena per un pò, come faccio a tornare in porto prima che chiuda il ristorante visto che si è messo di mezzo il famoso angolo morto? Sappiate che è una buona domanda, per niente banale: potete aspettare che cambi vento! ma forse intanto siete arrivati in Atlantico e non mi sembra ancora opportuno, e allora? Non rispondete ‘accendo il motore’, non vale … ma ora che sapete virare dovreste trovare la risposta giusta, da soli, carta e penna con voi. Anzi, forse è il caso che troviate la risposta prima di passare al capitolo successivo.
Per stuzzicarvi sappiate che c’entra il ‘bordeggio’, anche se non sapete ancora cosa sia ma potreste arrivarci ….
ma passiamo al prossimo capitolo del nostro Corso di vela!
Virata in poppa
Ed eccoci alla seconda Virata, molto più misteriosa, affascinante e difficile della prima: la Virata in Poppa, detta anche ABBATTUTA.
E qui si aprirà un secondo forum con quelli che non vogliono Abbattere, ma Strambare. Anche molti tecnici usano questo termine al posto del primo, in televisione non sentirete mai parlare di abbattuta, ma i due termini indicano cose diverse, andiamo con ordine.
Il fatto è che quando sarete in andatura di Poppa o prossima alla Poppa, molte cose saranno apparentemente meno chiare rispetto alle altre andature: potreste non avvertire il vento o avvertirne pochissimo, la barca è piatta e ballonzola un po’ di qua e un po’ di là, ciò anche un po’ di mal di mare!, non so più che cosa significhi orzare o poggiare: sai che faccio??? Io giro! E girando la ruota o la barra tentate la sorte nel disperato tentativo di capirci qualcosa e …… PATATRAC! STRABUM! Gniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii …. SBATABAM!
Che è successo? Ancora una volta niente di particolare, è che eravate in Poppa (andatura …), gli scottisti molto attenti avevano lascato le vele al massimo che erano quindi belle aperte per ricevere il vento che veniva da dietro, non sapendo bene che fare avete girato ….. dalla parte sbagliata! e….. avete STRAMBATO!, avete cioè cambiato mure senza volerlo ed il vento che ora viene di lato ha preso letteralmente la randa e l’ha sbattuta dall’altra parte insiema al boma; essendo la vela tutta aperta e libera di muoversi, nella manovra involontaria questa avrà attraversato da una parte all’altra il pozzetto a gran velocità, spazzando tra l’altro ogni cosa sul suo cammino. Lo so, il tutto è ancora un pò oscuro, ma andando avanti capirete meglio, c’è tutto il tempo! Diremo comunque che la strambata è un’abbattuta involontaria, un cambio di mure fatto senza il necessario controllo delle manovre.
Occupiamoci quindi di ABBATTERE visto che la strambata l’abbiamo fatta, per fortuna non si è fatto male nessuno ma non è il caso di ripeterla, visto anche che il proprietario della barca sta telefonando al suo avvocato per citarci per danni…..!
Abbiamo detto che uscendo dal porto il vento veniva da dritta e noi, affamati, vorremmo ora tornare indietro per una bella frittura di pesce al ristorante, e per far questo abbiamo girato (accostato) a sinistra cambiando la nostra andatura iniziale; ad un certo punto ci ritroviamo con il vento in Poppa o quasi, ma il porto è ancora più a sinistra!
Se continuiamo a girare si verifica la Strambata, come fare allora? Così:
il timoniere urlerà a gran voce
PRONTI AD ABBATTERE!
Tutto l’equipaggio compreso quello del panino fa attenzione, gli scottisti urlano PRONTI!
Il timoniere prima di muovere il timone urlerà ancora
RANDA AL CENTRO!
al che il povero scottista della randa si dà da fare a braccia o aiutandosi con il winch per cazzare la scotta e portare la randa (prima completamente aperta) in posizione centrale, in pratica la chiude, e solo a questo punto (in genere questo punto è dopo 5 minuti dal comando ma mica potete ammazzarlo per così poco il povero malcapitato) il timoniere attento dirà
ABBATTO!
Ora facendo un piccolo passo indietro la situazione dovrebbe essere questa: avevamo il vento da destra(questa ve la passo, non infierirò..) abbiamo fatto girare piano piano la barca verso sinistra fino ad avere il vento esattamente da dietro: giusto? (dite di no e mi suicido!) la randa, gonfia di vento era sul lato sinistro e man mano è stata sempre più aperta, dallo stesso lato: giusto? (non dite di no….. vi PREGO!).
Portandola al centro l’avete messa allineata più o meno con il vento: giusto? Bravi! Ora se continuate ad andare ancora un po’ a sinistra immaginando l’odore delle linguine all’astice che sono lì a 5 minuti, il vento comincerà ad arrivare dal lato sinistro e vorrà spingere la vela sul lato destro: giusto?
Ebbene assecondate la volontà del vento e ordinate allo scottista se già non lo avesse fatto, caso mai tirategli qualcosa che avete sottomano, di lascare subito la randa perché saremo in andatura di lasco Mure a …… a? e di lasco, le vele vogliono stare belle aperte! Capito? A questo punto nel vostro Inconscio di velisti le linguine si saranno trasformate in una spigola al forno con le patate ma niente paura, il porto è a sinistra, basta orzare ancora un po’, con ciò che ne consegue (scottisti all’erta!), ed avere esattamente nel mirino il ristorante!
Ma nella foga non ci siamo scordati qualcosa? Eh già, il fiocco. Il fiocco in andatura di Poppa non ‘porta’, cioè non riceve vento essendo coperto dalla randa e quindi il suo passaggio che pur deve avvenire durante l’abbattuta a cura degli scottisti è meno cruciale di quello della randa e basterà coordinarsi per farlo passare dall’altra parte durante la manovra ( in più, non ha nemmeno un boma attaccato sotto che possa fare danni!).
Ve l’ho detto che se il fiocco è molto grande lo chiameremo ‘genoa’?!?
Non so se ve ne siete accorti, ma qualcuno sicuramente a questo punto avrà sentito ronzare qualcosa nel cervello a proposito di biciclette, moto, vento etc. etc.: o no? Rileggete il primo capitolo ……
La velocità in barca : i nodi
No, i nodi-nodi vengono nel capitolo successivo.
Questo serve solo per informarvi che in mare le distanze si misurano in miglia marine (mica pensavate che quelli che parlano di masconi e pappafichi potessero misurare in Km!), che oltretutto, non sono mica uguali alle miglia terrestri!
Dunque un miglio marino = 1852 metri (quello terrestre milleseicentoespiccioli)
Nodo = misura della velocità = 1 miglio marino all’ora
Le misure della velocità in mare vengono sempre amplificate da tutti i velisti che sembrano aver fatto della lentezza il proprio stile di vita, e quindi se quel giorno con 20 nodi di vento si è andati a 7 nodi di bolina, è probabile che ve ne vengano spacciati 30 di vento e 9 di velocità, un po’ come i pesci pescati per i pescatori!
Comunque sappiate, ancora una volta, che se è stata scelta questa misura una ragione c’è, eccome se c’è!
Pensate che dal miglio marino si può arrivare in un attimo alla lunghezza dell’equatore terrestre!
Un’ultima annotazione sulle unità di misura: le misure anglosassoni vanno alla grande, sappiate che se un numero segue il modello di una barca, quasi sempre questo rappresenterà la lunghezza in piedi (non la lunghezza della barca messa in verticale, che è sempre quella, ma la lunghezza espressa in feet!) della barca;
1 Piede = 30.48 cm, una barca Jeanneau modello Sun Odyssey 40 sarà molto probabilmente lunga 40 feet = 12 mt circa.
Ma se vedete una barchetta che ad es. si chiama Comet 850 e facendo con aria da esperti il conto 850×30 pensate che dovreste avere davanti una portaerei, probabilmente quell’ 850 corrisponderà a 8,50 mt: facile, no?
Anche la velocità del vento viene espressa in nodi ma qualche volta anche in metri al secondo (m/s), a voi fare il semplice calcoletto: un vento di 5 m/s a quanti nodi corrisponde?
(Per i più pigri: 5*60*60/1852= 9,7 nodi.
La regola è: per ottenere la velocità in nodi moltiplicare per 2 i metri al secondo!)
Ultima annotazione: la velocità media di una barca da crociera a vela si aggira intorno ai 6 nodi, che corrisponde alla folle velocità di una bicicletta da passeggio che va piano!
I nodi, quelli veri
Siamo quasi alla fine del Corso di vela e sapete quasi tutto sulla vela e vi esibite in dotte discussioni sulle lay-line e sul come condurre la barca in una tempesta con vento forza
9.
Attenzione! Dall’angolino quasi sempre verrà fuori un cinico e perfido personaggio che con una cordicella che sembrerà trovarsi lì per caso (è il laccio della sua scarpa sinistra …) vi chiederà se potete fargli una gassa che ‘mi si è rotto il portachiavi!’. Se non gliela farete con una sola mano mentre con l’altra bevete un drink e continuate a parlare con l’avvinta platea: siete sputtanati!
Ed il capannello intorno a voi si scioglierà inesorabilmente.
E’ il caso quindi che sappiate eseguire con sicurezza almeno i seguenti nodi marinareschi:
un nodo ad anello, la regina incontrastata: la GASSA D’AMANTE
un nodo d’arresto: il SAVOIA o il CAPPUCCINO (senza schiuma)
un nodo di giunzione: il BANDIERA
il nodo del parabordo: il PARLATO
il nodo di BITTA: mica vorrete andar per mare senza saper fissare una
cima di ormeggio???!?
e meglio se saprete fare anche un nodo scorsoio per cercare di
strozzare il nostro perfido amico con il laccio della sua scarpa.
Che cosa hanno di particolare i nodi marinareschi?
Sono facili da sciogliere anche dopo aver sopportato forti tensioni ma non si
sciolgono per caso, se usiamo quello giusto per ogni situazione (il nodo scorsoio potrebbe essere difficile da aprire, ma è questo che volevate no??)
Il vento e la rosa dei venti
Abbiamo cominciato e concludiamo con il padrone incontrastato del mare:
il vento!
Avete iniziato sicuramente a dedicargli qualche attenzione in più e per elevarvi al di sopra del comune terrestre dovreste anche riuscire a dargli un nome e affermarne quindi la direzione (vi darà un tono un pò snob e l’aria di chi ne ha passate tante…): sappiate che il vento VIENE DA una direzione, quindi VIENE DA Nord, DA Sud e così via; guardando il disegno, la mitica Rosa dei Venti, saprete dare ad ogni vento il suo esatto nome e l’ultimo problema che vi tocca è semplicemente capire: DOV’E’ IL NORD???!?
Facile: si tratta solo di rispolverare qualche piccola nozione che vi avranno somministrato milioni di volte senza che a voi importasse granchè: il sole sorge ad EST! Ma il caso vuole che voi all’alba ronfiate della grossa, e allora diciamo che il sole TRAMONTA ad OVEST, molto più intuitivo. Mettetevi con le spalle ad Ovest, di fronte avrete l’Est, a sinistra il Nord e a destra il Sud.
E di notte??? Ancora più facile: basta guardare la stella Polare! E se è nuvoloso? Vabbè, allora:
NON CI RESTA CHE LA BUSSOLA!!
———- Fine del Corso di vela Online ———-
adesso ti tocca montare in barca!
L’autore di questo mini corso un po’ scherzoso ma molto meno di quanto immaginiate chiede scusa per le eventuali inesattezze ed è a vostra disposizione per qualsiasi domanda e approfondimento nonché correzione se individuaste qualcosa di errato.
Scrivete e chiedete, se so la risposta ve la dico!
Mancano ancora tanti argomenti da trattare: al prossimo corso di vela online, ma prima organizzatevi e venite a farne uno vero, dal pc il vento non soffia!
Per quel che riguarda cosa portare con sé quando si va in barca e altre informazioni utili, clicca sul link.
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Ho sempre pensato di poter un giorno navigare a vela, vivo vicino al lago maggiore.
Un tempo possedevo una barca a motore e ci ho navigato parecchio; d’estate al traino al mare in quel di Peschici per parecchi anni, Isola d’Elba un paio di anni, Scarlino.
Purtroppo causa perdita di lavoro ho venduto, con rammarico, non potendo permettermi le spese di rimessaggio e assicurative.
Ho un bel ricordo del corso, fatto all’Isola d’Elba nel lontano 1989, i primi concetti fondamentali e pratica di navigazione.
Ora in pensione vorrei iscrivermi ad una delle tante scuole che ci sono sul lago e, sono davvero tante.
Ottima la vostra pagina web.